TITOLO: Il pianto degli usignoli
AUTORE: KatherinePaterson
CASA EDITRICE: Junior Mondadori
GENERE: Romanzo
ANNO: 1974
TRADUZIONE: Angela Ragusa
TRAMA:
Il libro è ambientato nel medioevo giapponese, in particolare racconta la storia della giovane Takiko che si trova ad affrontare molto da vicino la guerra tra la faglia Heike e Genji. Dopo la morte del padre, il nobile samurai Moriyuki, Takiko è costretta a “subire” il matrimonio e la convivenza di lei e sua madre a casa di un vasaio di nome Goro. “Subire” perché il vasaio era di brutto aspetto e questo a Takito non andava a genio. Lei era una bellissima ragazza, coi capelli lunghi e neri, che suonava il koto, ed aveva sempre considerato la bellezza esteriore come una elemento indispensabile per vivere. Dopo aver iniziato ad accettare la sua nuova vita, il mercante Kamaji riuscì a trovarle un posto a corte come dama di compagnia della principessa Aoi. Proprio durante lo svolgimento di una mansione da lei affidata, Takito conosce Hideo, samurai della famiglia nemica degli Heike, e si innamora perdutamente. Quando il piccole imperatore la sente suonare il koto la richiede subito a corte come dama di compagnia, ma dopo pochi giorni dal suo arrivo Takito si trova costretta ad abbandonare la capitale con gli altri membri della corte per sfuggire dall’assalto delle truppe Genji. Tutta la corte viene spedita in esilio nell’isola di Yashima. Prorio lì, una sera mentre era seduta nel giardino vicino alla grande casa che ospitava i cortigiani e l’imperatore, rincontra il suo amato Hideo. Ormai i mesi erano passati e l’avanzata Genji sembrava rallentare, ma una sera la vicina isola di Shikoku e Yashima stessa furono incendiate da delle truppe Genji, così tutti quelli che poterono si imbarcarono nelle navi ammiraglie e salparono verso uno stretto vicino. Qualche tempo dopo i Genji si presentarono con centinaia di navi da guerra e ci fu la battaglia decisiva, che vide la sconfitta degli Heike. A questo punto Takito, che non ebbe il coraggio di gettarsi dalla nave come le altre dame di corte e l’imperatore per salvarsi dai Genji, fu catturata come prigioniera di guerra. Sulla nave nemica incontrò Hideo che le promise di salvarla dalla imminente morte per mano dei Genji. Quando raggiunsero la terra ferma furono fatti scendere dalla nave e scortati fino al palazzo imperiale, ma Hideo fece scappare Takito e le disse di tornare a casa dalla sua famiglia. Grazie a Kamaji riuscì a tornare a casa, ma quando arrivò scoprì che tutta la sua famiglia era morta di peste, tranne Goro. A causa del duro lavoro per aiutare Goro nei campi, la bellezza di Takito svanì, e grazie anche ai consigli dell’ex imperatrice, capì che alla fin fine l’aspetto non è tutto.
GIUDIZIO:
Questo libro ci insegna che, appunto, l’aspetto non è tutto, e per questo mi è piaciuto abbastanza, forse il finale mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca.
P.S. non sono riuscita a mettere l’immagine della copertina perché in rete non la trovo
~ Celeste~
Ciao Celeste, bel testo!